Una relazione d’amore ha un inizio, uno svolgimento e… spesso ha anche una fine. Non tutte le relazioni, infatti, durano per sempre «finché morte non ci separi».
Ma cosa incide sulla durata della relazione?
E soprattutto, la tua relazione, quanto durerà? Ti descriverò quattro criteri che ti aiuteranno a capire a cosa stai andando incontro, sia in termini di benessere relazionale, sia in termini di durata.
«Si dovrebbe essere sempre innamorati.
Ecco perché non bisognerebbe mai sposarsi».
Questa celebre frase di Oscar Wilde sembra essere in linea, almeno in parte, con i risultati delle ricerche scientifiche!
Gli studi, infatti, hanno dimostrato che i matrimoni, nel tempo, diminuiscono la soddisfazione della relazione, l’impegno reciproco che i partner assumono l’uno per l’altra e la frequenza sessuale.
Allora il segreto è fare i fidanzatini in eterno?
No.
Oscar Wilde su questo si sbagliava, non basta evitare il matrimonio per avere relazioni durature e appaganti.
cosa predice l’appagamento e la durata della relazione?
Secondo le ricerche, i domini che andrebbero indagati sono:
la sicurezza dell’attaccamento
l’impegno reciproco che i partner assumono
la condivisione
la frequenza sessuale
Non meraviglia sapere che le ricerche rivelano che la frequenza sessuale sembra essere il riflesso della condivisione e dell’intimità raggiunta dalla coppia.
Insomma, se una coppia sta bene fuori dalle lenzuola, starà bene anche a letto!
Note dolenti per chi ha uno stile di attaccamento insicuro-ansioso (teme di essere abbandonato, tradito, trascurato, ha costante bisogno di prove d’amore e di attenzioni…).
Queste persone anche se riescono a garantirsi una relazione duratura, purtroppo, non riescono a stringere relazioni pienamente appaganti e, tra gli altri aspetti, è anche il sesso a risentirne.
Che paradosso vero?
Le persone più insoddisfatte in amore sono anche quelle che più di tutte temono la solitudine e investono tantissimo nel legame.
A risentirne sono le persone che si danno al 101% che, per una serie di reazioni causa-effetto, finiscono per stringere legami sbilanciati con chi è disposto più a prendere che a dare.
Per farti un’idea di quanto potrebbe durare la tua relazione (e quanto riesce ad appagarti) prova a riflettere sui diversi domini, ma prima una doverosa premessa per le cosiddette “relazioni clandestine”.
1. Quando hai una relazione clandestina
Alcune relazioni non possono uscire allo scoperto per i più disparati motivi.
Quelli più diffusi? Il partner è troppo grande e si teme il giudizio di genitori e amici, il partner è sposato e quindi, proprio nessuno dovrebbe saperlo!
Ancora, molto comune, è nascondere le relazioni sentimentali che nascono all’interno del luogo di lavoro o le relazioni tra partner dello stesso sesso.
Una ricerca un po’ datata (Lhemiller, 2009) ha dimostrato che nascondere la propria relazione agli altri, interferisce con la qualità della relazione.
In particolare, a diminuire è il livello di impegno e di coinvolgimento dei due partner ma le ricadute non sono solo per la coppia.
Tale situazione, andrebbe a minare anche l’autostima dei singoli.
Queste coppie si ritrovano spesso a vivere “affetti negativi” come nervosismo, preoccupazione, ansia e paura.
Insomma, se la tua relazione è “segreta” sappi che non è destinata a durare e, se dura, è destinata a renderti infelice.
2. Quanto condividete?
Nella relazione d’amore, si dovrebbe gioire della compagnia del partner.
Avere un partner che è anche un vero compagno di vita significa avere qualcuno:
su cui fare affidamento per ricevere conforto e sostegno nei momenti difficili
a cui affidarsi e di cui fidarsi
con cui condividere esperienze di vita (che sia la squadra del cuore, le serie tv, il cinema, il tennis… avere passioni in comune fa bene al rapporto e ne allunga la durata!)
con cui trascorrere del tempo di qualità, in grado di allentare le tensioni della vita quotidiana
con cui poter esprimere pienamente se stessi (senza inibizioni e senza dover fingere di essere qualcosa di diverso)
Quando nella coppia c’è questo tipo di condivisione affettiva, allora la relazione è destinata ad arrivare lontana!
La condivisione garantisce vicinanza affettiva che, a sua volta, aumenta i sentimenti di felicità, il senso dell’unione e il benessere di coppia!
Se ti sei rivisto nei punti precedenti, allora la tua relazione è sulla strada giusta. In genere, la condivisione c’è o non c’è, quindi non puoi avere dubbi.
Un partner disinteressato, più che alleggerirti dall’ansia e dallo stress a fine giornata, te ne carica altro!
Alcune coppie non sembrano affatto esserlo: non sono confidenti, non si aprono l’una con l’altra, non condividono esperienze… in questi casi, trovare una vera vicinanza affettiva è difficile.
La vicinanza affettiva è qualcosa che si costruisce insieme e che passa per la condivisione.
3. Il tuo partner si impegna?
A volte nella vita le cose capitano e basta ma nella stragrande maggioranza dei casi, bisogna farle accadere!
Nella coppia è proprio così, per inerzia non succede nulla di buono, fatta eccezione per le coppie composte da entrambi amanti entusiasti, coinvolgenti e solari, ma anche qui ci vuole impegno per mantenere vivo il tutto!
Impegnarsi significa principalmente sforzarsi di comprendere l’altro e adoperarsi al meglio per farsi capire!
La comunicazione, nella coppia, è tutto, è la base che consente la costruzione del rapporto. Se nella coppia:
Vi interrompete sempre a vicenda e nessuno ha la pazienza di ascoltare l’altro
Date per scontato di sapere dove il partner vuole arrivare, senza consentirgli di esprimersi
Non concedete alcun beneficio del dubbio, vi offendete e solo dopo tanto dolore vi concedete un chiarimento
Allora… non siete messi benissimo!
Se nella coppia non ti senti ascoltato o compreso, per aumentare le possibilità di sopravvivenza del rapporto, ti conviene invertire la rotta.
In che modo?
Datevi dei tempi per esprimervi.
Un partner parla e l’altro ascolta. A turno.
Praticate un ascolto sincero!
Se nella coppia litigate spesso, nell’interpretare le parole del partner, concedete il beneficio del dubbio e se non vi piace ciò che avete capito, dategli una seconda possibilità per spiegarsi meglio.
Se è il contenuto il problema e questo succede di frequente, allora anticipate i tempi e… chiudete. Una relazione deve far star bene entrambi!
4. Parliamo di sesso
Affrontiamo un tema molto spinoso, quello del desiderio, della passione e dell’intimità di coppia. Perché parlare di una cosa tanto bella e profonda può diventare spinoso? Perché il sesso, quando, dona spensieratezza e unisce, quando non c’è, genera dubbi, malumori e indispettisce.
La sua assenza fa covare rabbia a chi, nella coppia, quell’assenza la subisce. Innanzitutto, è bene chiarire che non esiste un numero magico solo perché ogni individuo è diverso dall’altro e concede alla sfera sessuale un’attenzione e uno spazio diverso nella propria vita.
Nella coppia, spesso c’è un disequilibrio.
C’è chi lo ricerca e chi, invece, lo evita. È importante sottolineare che, chi lo evita, talvolta lo fa solo perché non è davvero soddisfatto della relazione.
Il pensiero di sottofondo è più o meno così: «con tutto quello che non va nella relazione tu pensi al sesso?!». In effetti, se una persona non si sente ascoltata e amata nel modo profondo, potrebbe non avere alcun desiderio.
Se proprio vogliamo parlare di frequenza, in una coppia felice dovrebbero esserci uno-due incontri caldi settimanali.
Come è messa la tua relazione? Se il bilancio è negativo, sappi che molto probabilmente il problema non è propriamente di attrazione fisica.
Non è raro che la parte che rifiuta l’intimità possa covare rancore verso l’altro che ritiene poco attento e magari intimamente pensa:
se solo ascoltasse di più i miei problemi
se solo mi supportasse con la mia famiglia
se non dovessi accollarmi tutte le responsabilità io
Come premesso, l’appagamento sessuale è solo il riflesso di ciò che avviene fuori dalla camera da letto, riflette la presenza di empatia (o scarsa empatia), riflette la presenza dell’ascolto, della vicinanza e soprattutto della consapevolezza di poter (o non poter) contare sul proprio partner per affrontare le difficoltà della vita.
5. Affermazione di sé
Tanto più forte sarà l’appagamento di coppia quanto maggiore sarà l’affermazione del sé dei due partner che compongono la relazione.
Quanto ti senti affermato e soddisfatto di te stesso? È una domanda importante da porsi.
Il segreto per costruire bene insieme, infatti è costruire bene da solo! Quindi non fondersi nella relazione, non fondersi nell’altro ma affiancarlo, continuando, giorno dopo giorno, a non perdere se stesso.
La cosa più importante e costruttiva che tu possa fare per far decollare la tua storia d’amore è… investire in te stesso.
L’autopropagazione del sé (cioè tutto ciò che facciamo per noi stessi, per sentirci affermati), infatti, è correlata a un elevato appagamento sessuale, alla stabilità degli affetti e alla costruzione di legami profondi e duraturi. Se vuoi finalmente iniziare a investire su di te, ad affermarti come persona completa e degna di stima, ti consiglio la lettura del libro bestseller «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce».
Il bisogno di confermare il proprio valore è insito nell’essere umano.
Fin quando questo bisogno non invalida la propria esistenza e tanto meno destabilizza chi ci circonda, può essere uno sprono a migliorarsi.
Il problema sorge quando questo bisogno diventa disfunzionale e invalidante. Tracciare un confine è semplice: basta pensare a quelle persone che perdono di vista i propri desideri per assecondare falsi bisogni, nati per compiacere gli altri o per trasmettere una determinata immagine di sé. In questo ultimo caso, mi riferisco a quelle persone che sentono la necessità di sentirsi superiori a ogni costo, a quelle persone che pur di ottenere conferme finiscono per sminuire il prossimo e farlo sentire un inetto, un buono a nulla, perennemente sbagliato.
Queste persone sono pronte a mettersi in mostra per qualità che spesso non possiedono.
Non lasciano spazio agli altri a causa di un’eccessiva fame di conferme: questo aspetto egoistico può risultare opprimente per chi li circonda.
Tutto gira intorno a loro e non è possibile alcuno scambio, non può instaurarsi nessuna comunicazione a meno che non sia unilaterale!
Per avere una stabilità emotiva, ognuno di noi deve accettare che non può essere perfetto; tutti abbiamo dei difetti e non si può pretendere di piacere a tutti.
Ma se la fiducia in se stessi è bassa, diventiamo incapaci di accettare questa realtà.
Una volta accettata l’idea che ognuno di noi ha qualità e difetti, non si avverte il bisogno di sopravvalutarsi in continuazione.
Alla radice delle manie di grandezza
Sebbene questo atteggiamento tenda a irritarci, esso affonda le sue radici nell’infanzia. Quando da piccoli non veniamo accettati oppure siamo continuamente sminuiti, e quindi non riconosciuti nella nostra individualità e originalità, finiamo per negare la nostra fragilità, non solo agli altri ma anche a noi stessi, costruendoci una realtà di facciata dove tutto è perfetto e giusto.
Tutto questo avviene per difenderci ed evitare altre delusioni.
Volendo approfondire meglio il concetto, bisogna introdurre il concetto dell’Ego e dell’IO. Il nostro ego spesso può rappresentare un vero e proprio limite e in molti casi è proprio lui che tenta di bloccarci completamente portandoci verso una serie di profezie che si auto avverano.
Chi durante l’infanzia non ha avuto modo di strutturare il proprio IO a causa del proprio vissuto difficile, ha sviluppato un Ego compensato, che può diventare smisurato, in relazione ai soprusi subiti.
Come si comportano le persone che hanno bisogno di sentirsi importanti
Come già accennato, queste persone possono essere la fonte di potenziali sofferenze… questo articolo ti aiuterà a identificare facilmente coloro che sentono il bisogno di sentirsi importanti
1. Hanno sempre fretta
Ci hanno fatto credere che una persona impegnata sia una persona importante. Pertanto, chi si sente inferiore sembra avere sempre fretta.
Quando sei in compagnia di questa persona puoi persino diventare ansioso perché guarderà continuamente l’orologio, camminerà più velocemente o dirà sempre che ha poco tempo.
Il suo obiettivo è far sembrare che ti stia facendo un grande favore concedendoti il suo tempo, al punto che potresti arrivare a sentirti a disagio.
2. Classificano gli eventi ordinari in modo da farli sembrare più importanti
Le persone che hanno bisogno di sentirsi importanti ricorrono spesso a un linguaggio “speciale” per nominare gli eventi della vita quotidiana in modo tale che sembrino più importanti.
Ad esempio, possono riferirsi alla semplice chiamata di un cliente come ad una “teleconferenza”.
Queste persone non fanno mai cose normali, la loro vita è sempre piena di impegni e attività importanti.
3. Sono costantemente preoccupati
Le persone impegnate sono persone preoccupate e quindi, per darsi importanza, queste persone evitano di apparire rilassate.
Pertanto, ti diranno sempre delle loro preoccupazioni e problemi, amplificando al massimo le loro ripercussioni.
In realtà, sono autentici specialisti nel presentare situazioni che per gli altri sarebbero quasi delle benedizioni, come grandi problemi o preoccupazioni.
4. Fanno aspettare gli altri
Le persone importanti non hanno un minuto libero, quindi non saranno mai i primi ad arrivare.
Calcolano il tempo in modo da farti aspettare un po’, e poi arriveranno scusandosi dicendo che avevano un impegno “importante e urgente”.
In questo modo cercano di farti notare che sono più importanti di te.
Di solito è molto difficile incontrarsi con loro perché dicono di avere sempre l’agenda piena e devono fare i salti mortali per trovare un “buco” per voi.
5. Esagerano i loro risultati
Le persone che soffrono di complesso d’inferiorità cercheranno di compensare i loro “difetti” o “debolezze” esagerando i loro risultati.
È normale che cerchino parole elaborate per descrivere il loro lavoro, in modo che sembri una posizione di maggiore importanza e responsabilità.
Allo stesso tempo, proveranno a minimizzare i tuoi successi, affermando che non sono poi così grandi o ti faranno notare i tuoi errori e fallimenti del passato.
6. Credono di essere più intelligenti e capaci
Quando le persone insicure si sentono minacciate, attivano i loro meccanismi di protezione compensativa.
Se pensano che potresti oscurare la loro intelligenza e abilità, si concentreranno sul discredito facendoti notare i tuoi errori e debolezze.
In gruppo, è normale che cerchino di portare l’argomento della conversazione sul proprio terreno, per tornare ad essere al centro dell’attenzione.
7. Sono ipercritiche
Le persone insicure si confrontano continuamente con gli altri, ma dal momento che non sopportano di sentirsi inferiori, cercano di denigrarli.
Per questo motivo, sviluppano spesso un atteggiamento ipercritico che può finire per farti sentire male perché nulla di ciò che dici o fai sarà mai degno di lode.
A volte ti senti come parte di una competizione truccata dal momento che non puoi mai vincere.
Più il nostro Ego è spropositato, maggiori sono i problemi che possono nascere dentro di noi.
Quando si parla di un ego ingigantito si fa riferimento allo stato in cui una persona crede di essere un individuo completamente diverso da ciò che è realmente.
Ha cioè una visione di se stesso differente rispetto alla realtà.
Chi, invece, ha una buona autostima ha un ego che possiamo dire “basso”; non ha bisogno di dover dimostrare di valere al mondo, in quanto è già consapevole del proprio valore.
Tanto più grande è la ferita, tanto maggiore è lo sforzo che l’Ego deve fare per proteggere l’Io.
In altre parole, chi ha ricevuto un messaggio incoraggiante, chi ha trovato un ambiente amorevole e accettante, crescerà dotato di una buona autostima, e dovrà ricorrere a poche difese e manifestazione egoiche per dire al mondo che egli esiste.
Al contrario chi è stato squalificato, denigrato, svilito, sviluppa un Io fragile, senza sponde sicure, e dovrà ricorrere a un Ego, che possiamo anche chiamare un falso Sé, di facciata, per nascondere la propria insicurezza.
Un “Io” non ben strutturato, può portare un individuo dunque ad essere in balia del proprio Ego Smisurato, il che vuol dire assumere comportamenti arroganti, autocelebranti….insomma essere sempre sotto i riflettori, al centro dell’attenzione.
E’ come se chiedesse implicitamente al mondo intero: “dimmi che esisto, dimmi che valgo”. E spesso è disposto a tutto pur di ottenere un briciolo di attenzione, un attimo di gloria.
Si innesca cosi un circolo vizioso nel quale ci si prodiga in modo ossessivo e sproporzionato per avere più visibilità, conferme, approvazione pur non avendo riscontro dall’esterno.
Una sorta di implorazione implicita per essere riconosciuto bravo, meritevole, in gamba, efficace, ecc.
Complesso d’inferiorità e strategie compensative
Queste strategie compensative hanno due obiettivi. Da un lato, sono un meccanismo di difesa che le fa sentire superiori agli altri, così possono proteggere un “io” fragile. D’altra parte, le aiuta a difendersi, in modo tale che gli altri non scoprano quelli che considerano essere i loro “punti deboli”.
Il problema è che costruendo questo “guscio esterno” con il quale intendono presentarsi sotto una luce più favorevole, terminano isolandosi.
Alla persona che soffre di complesso d’inferiorità risulterà difficile fidarsi degli altri perché non vuole che scoprano i suoi punti deboli, così invece di lasciare che la aiutino, alzerà una barriera e non si connetterà emotivamente.
Pertanto, non sorprende che uno studio condotto presso l’Università dell’Anatolia abbia dimostrato che coloro che si sentono inferiori e insicuri si sentono anche più soli.
Naturalmente, a questo isolamento sociale contribuiscono anche le pessime strategie compensative che possono utilizzare, che spesso consistono nel minare l’autostima degli altri e farli sentire inferiori.
In pratica, queste persone non cercheranno di crescere e superare i loro limiti, ma cercheranno di arrampicarsi sulle spalle degli altri per vedere più lontano e sembrare più alti.
Non si sforzeranno di brillare di più, ma faranno di tutto pur di spegnere la luce degli altri.
Ovviamente, è molto difficile mantenere un rapporto di qualsiasi tipo con una persona che è costantemente in competizione con noi e cerca di “schiacciarci”.
Alla fine, interrompere la relazione è una sorta di meccanismo di sopravvivenza psicologica.
Apri gli occhi e prendi il controllo della tua vita
La vita ti metterà a dura prova con situazioni ed eventi a cui non puoi sfuggire e che magari ti arrecheranno dolore, fanno parte di quel pacchetto che chiamiamo vita, ma sappi che non saranno mai insormontabili.
Ciò che accade fuori non è mai responsabile del tuo stato d’animo interiore. Il vero e unico responsabile è il tuo atteggiamento mentale nei confronti di ciò che accade. Chiediti: sto davvero vivendo la vita che voglio?
Se la risposta è negativa, chiediti il perché, e agisci.
Inizia a crearti la tua vita, non perdere più tempo, è arrivato il momento di smettere di seguire gli altri, di giudicare, di soffermarti sulle discussioni.
Inizia a goderti la vita come meriti.
Ricorda sempre: tu NON sei inferiore a nessuno se credi in te stesso.
Una lettura che può cambiarti la vita
Molto spesso sento dire che per cambiare basta la forza di volontà.
Questa è la credenza più ingenua del mondo! Prova a svitare un bullone con la sola forza di volontà, finirai per farti solo male le dita!
Il bullone lo devi conoscere, devi saperne il calibro e poi disporre di una chiave inglese e capire il verso giusto per svitarlo.
Ecco, per il cambiamento è così, solo che in gioco non c’è solo un verso e un calibro da decifrare…
Devi conoscerti, hai bisogno di capire come funziona la tua mente e poi adoperare, uno a uno, tutti gli strumenti necessari per cambiare e svoltare nella vita.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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