Il disturbo bipolare è più diffuso di quanto si creda e mette a dura prova le relazioni, non solo quelle d’amore: le cose da sapere, gli errori da evitare
Le dinamiche relazionali che caratterizzano la vita di ciascuno sono complesse, specialmente quando abbiamo a che fare con una persona affetta da disturbo bipolare (in passato definita come sindrome maniaco-depressiva). Può capitare nella coppia, in famiglia, sul lavoro. È opportuno sapere come comportarsi: ecco cosa serve sapere.
Disturbo bipolare: perché fa tanta paura
Convivere con una persona affetta da disturbo bipolare crea una condizione di persistente instabilità nella relazione, perché ad essere volubile e instabile è il suo umore, il suo stato d’animo, il suo livello energetico. La persona manifesta un atteggiamento ciclico: come una giornata di tempo variabile, il suo stato d’animo cambia in modo brusco e repentino. Chi soffre di disturbo bipolare è come se vivesse costantemente su un’altalena che va “su e giù”, un’altalena su cui oscillano emozioni e comportamenti, con un’evidente compromissione del funzionamento individuale e della capacità di adattamento. Questo stato di disequilibrio inevitabilmente trascina con sé le persone che lo circondano, che inizialmente sono inconsapevoli della patologia, poiché spesso il bipolare stesso non è consapevole della patologia di cui soffre, oppure non parla facilmente della sua condizione, per paura dello stigma sociale e del pregiudizio che aleggia attorno a questo tipo di disagio.
È anche un disturbo genetico
Un primo aspetto da considerare è che Il disturbo bipolare ha un’importante componente genetica, come ha ulteriormente confermato una ricerca pubblicata a maggio 2019 sulla rivista scientifica Nature Genetics, condotta su più di 50.000 pazienti affetti da disturbo bipolare in 14 Paesi. Dai dati sono state rilevate 20 nuove associazioni genetiche con tale disturbo. Dunque, esiste una predisposizione ereditaria, che però non implica necessariamente l’insorgenza del disturbo.È importante considerare anche l’incidenza di altri fattori di tipo psicologico e ambientale che favoriscono l’insorgenza del disturbo in soggetti predisposti. Se il disturbo bipolare è una malattia cronica dalla quale non si può guarire completamente, è possibile farsi aiutare a livello farmacologico e psicoterapeutico, aspetti che possono aiutare la persona e chi le sta vicino a condurre una vita normale.
Aiutare, ma come?
Se a essere bipolare è un partner, può accadere di accorgersene dopo mesi o anni, quando improvvisamente il disturbo appare in tutta la sua imprevedibile forza, e come un vortice che travolge. Che fare? La prima tentazione, superato lo shock, è quella di scappare, ma le cose non sono così semplici, specialmente se i sentimenti che proviamo per quella persona sono molto forti. Aiutare chi soffre di questo disturbo non è facile, occorre tanta pazienza e molta energia. Non riuscirci può far sprofondare nella frustrazione e nel senso di colpa: si ha la sensazione che l’impresa vada oltre le proprie capacità e possono emergere anche sentimenti di rabbia, paura e impotenza. Un primo passo è avere consapevolezza della vera natura del disagio e in questo è molto utile il feedback che proviene dagli altri, da chi circonda la persona con disturbo bipolare. Sono proprio le altre persone che spesso notano aspetti che vanno aldilà dei semplici cambi di umore. Un elemento che emerge è la considerazione del “troppo”, una semplice parola che rende l’idea della condizione bipolare: “Troppo su” indica lo stato di euforia maniacale, in cui la persona si sente onnipotente, capace di gestire la sua vita in assoluta autonomia. “Troppo giù” rappresenta la fase depressiva in cui ci si sente inutili, non meritevoli della vita, con ideazioni negative. Se la persona che soffre di disturbo bipolare tiene nascosta la propria condizione, tale negazione implica un cattivo rapporto con se stessa, ma accade anche spesso che il paziente non sia cosciente della malattia, anche perché la diagnosi è molto complessa.
L'amore non basta
Vivere con un bipolare è difficile: non ha vie di mezzo, passa dalla fase di euforia piena nella quale ha un’autostima esagerata, e mal tollera noia e tutti gli aspetti del tran tran quotidiano, alla fase depressiva, dove l’umore va sottoterra e la dimensione del futuro non esiste. I bipolari hanno quindi difficoltà a stabilire un contatto costruttivo con gli altri: si sentono incompresi. Chi ama una persona affetta da bipolarismo deve fare i conti con una realtà: l’amore non basta, bisogna abbandonare l’idea che il sentimento possa guarire il partner. Anzi, un atteggiamento troppo protettivo non dà risultati positivi; soprattutto quando la persona è stabile non bisogna limitare la sua autonomia e le sue responsabilità. Chi gli vive accanto deve imparare a gestire il proprio senso di colpa, che compare quando nessun tentativo di aiuto sembra bastare. Bisogna anche cercare di ritagliare del tempo per se stessi, per la cura della propria persona e del proprio benessere per ritrovare la calma, la pazienza, una stabilità emotiva ed energia che sono necessari per aiutare la persona.
Come comportarsi con un collega bipolare?
PARLA CON CALMA
Prova a dire alla persona cose positive, usando un tono di voce appropriato. Non incoraggiare la persona a compiere azioni rischiose o sconsiderate.
EVITA LE DISCUSSIONI
Le discussioni possono provocare disagio per te e per tutti i dipendenti che si trovano nel posto di lavoro. Cerca di evitare di dire cose che potrebbero irritare il tuo collega bipolare. Valorizza sempre il tuo benessere e la tranquillità di tuti, assicurando una buona convivenza.
AIUTALO AD ESPRIMERSI
Considera che il tuo collega soffre di un problema serio e già soffre di fronte a tante emozioni. Cerca di supportarlo quando lo vedi in difficoltà
NON 'ETICHETTARLO'
Non ridurre la persona alla sua malattia: la persona non è solo un’etichetta diagnostica.
COMPRENDERE, NON COMPATIRE
Cerca di capire la diagnosi della persona, com’è il trattamento e quali farmaci prende. Se la persona utilizza farmaci per controllare i sintomi, è importante che i colleghi prestino attenzione al comportamento e alle reazioni durante il giorno, intervenendo ogni volta che è necessario.
MOSTRA DISPONIBILITÀ
Chiedi al collega come puoi aiutarlo. Offri sicurezza e sostegno alla persona. In caso di un episodio maniacale o depressivo, la persona potrebbe aver bisogno di cose diverse per sentirsi meglio.
NIENTE VITTIMISMI
Invece di trattare il collega come una vittima, incoraggialo sempre a superare il problema e ad andare avanti.
NON GIUDICARE
Molte persone credono ancora che un disturbo psicologico sia un segno di debolezza. Evita qualsiasi pregiudizio o supposizione che faccia sentire la persona male. Non biasimarla o accusarla. Invece, prova ad accoglierla, ascoltandola.
NON SMINUIRE
Chiedere alla persona di ignorare i propri problemi e concentrarsi sul lavoro. È un disturbo che necessita di cure.
Come aiutare un amico o un familiare?
Prenditi cura di te stesso per poter essere disponibile nei confronti del tuo parente.
Incoraggia la persona a dormire regolarmente, avere una routine quotidiana, a praticare esercizi fisici (gli ormoni prodotti durante l’esercizio fisico aiutano a equilibrare gli umori, migliorando la salute mentale) ed a evitare dosi eccessive di caffeina, alcool e droghe. Queste sostanze agiscono sul cervello, aumentando il rischio di scatenare un nuovo episodio.
Prima di tutto, è necessario conoscere la malattia e il trattamento del disturbo bipolare. Trova supporto per comprendere il disturbo, attraverso i gruppi di sostegno e aiuto psicoterapeutico.
Il supporto al trattamento è fondamentale per aiutare il paziente nei momenti difficili. È quindi indispensabile assicurare la giusta somministrazione dei farmaci prescritti.
Mostra sostegno: molti pazienti con disturbo bipolare sono riluttanti a cercare aiuto per paura dell’impatto che la diagnosi può avere sulla famiglia e sulla convivenza con gli amici. Mostra disponibilità ad aiutare.
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