domenica 26 novembre 2023

Malattie sessualmente trasmesse: perché è ancora importante fare prevenzione

Quando si parla di malattie sessualmente trasmissibili (MST), difficilmente si pensa alla sifilide, troppo spesso ed erroneamente considerata un problema del passato. Con 6,3 milioni di casi all’anno, la sifilide rappresenta invece la terza infezione sessualmente trasmissibile per diffusione a livello mondiale dopo clamidia e gonorrea.

Prevenzione e diagnosi precoce possono fare la differenza: se intercettata per tempo, infatti, la malattia è curabile mentre, senza trattamento, l’infezione progredisce attraverso una serie di stadi, fino a provocare nei casi più gravi conseguenze molto serie.

Cos'e' la sifilide

La sifilide, causata dal batterio Treponema pallidum, può essere trasmessa attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale, compreso quello oro-genitalie, attraverso il contatto con sangue infetto o ancora essere trasmessa dalla madre al feto durante la gravidanza, causando seri problemi al nascituro se non diagnosticata e trattata per tempo. Proprio per questo in Italia viene effettuato lo screening della sifilide in gravidanza.

Quanto è diffusa la malattia

Secondo il rapporto annuale ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), la sifilide colpisce 9 volte di più gli uomini rispetto alle donne, con un picco nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni, e nel 74% per cento dei casi si tratta di uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM). Sono gli stessi dati ECDC a chiarire in maniera inequivocabile come la sifilide sia tutt’altro che un problema del passato: nei 28 Paesi coinvolti nel monitoraggio (Europa e Stati Uniti), infatti, i casi sono costantemente cresciuti tra il 2010 e il 2019, fatta eccezione per un plateau nel 2017 e 2018.

Sifilide: come si manifesta

La sifilide è una malattia complessa, che può evolversi nel corso di molto tempo. Nell’adulto, la patologia attraversa infatti tre diverse fasi. Nella cosiddetta sifilide primaria, tra 10 e 90 giorni dal contagio, compare in genere una lesione cutanea (sifiloma) sulla sede iniziale del contatto, più comunemente nelle zone genitali, ano, gola o bocca.

«Tipicamente –  spiega Leva – si tratta di un rilievo solido della pelle a margini netti, che si ulcera in poco tempo e che non causa alcun dolore. Talvolta sono presenti più lesioni contemporaneamente e possono esserci rigonfiamenti dei linfonodi vicini. La guarigione avviene in 3-6 settimane. In alcuni casi, però, la sifilide può manifestarsi in modi diversi da quelli tipici e può essere difficile riconoscerla».

Sintomi non sempre riconoscibili

Ad esempio – prosegue l’andrologo – uno studio condotto recentemente a Melbourne ha evidenziato che è molto più difficile individuare la fase primaria della sifilide quando le lesioni si sviluppano nell’area anale rispetto a quando compaiono sul pene. Questo può portare a una mancata diagnosi e ad un ritardo nel trattamento. È importante essere consapevoli di questa possibilità e consultare un medico in caso di dubbi o sintomi sospetti. La diagnosi tempestiva e il trattamento precoce sono fondamentali per gestire la sifilide in modo efficace e prevenire complicazioni a lungo termine».

6-8 settimane dopo l’infezione primaria possono comparire invece lesioni arrossate a livello di cute o mucose, che possono essere accompagnate da sintomi come febbre, dolori ossei, disturbi gastrointestinali, alopecia delle sopracciglia, cefalea, perdita di peso e tumefazioni linfonodali diffuse. Se non trattata, l’infezione può ulteriormente proseguire nello stadio latente, asintomatico.

Le conseguenze più gravi

In circa il 20% dei casi non sottoposti a terapia, da 1 a 20 anni dopo la fase primaria, può comparire la sifilide terziaria con noduli che coinvolgono la pelle, gli organi interni (come ossa, fegato, apparato cardiovascolare e encefalo) e i piccoli vasi sanguigni che nutrono la parete dell’aorta. Questo può causare un indebolimento della parete stessa dell’aorta, portando alla formazione di aneurismi.

«È importante notare –  sottolinea Leva – che circa il 10% dei pazienti non trattati possono sviluppare questi aneurismi, che rappresentano una minaccia per la loro vita. Inoltre, la sifilide può anche provocare gravi manifestazioni neurologiche e psichiatriche. Queste manifestazioni possono portare a conseguenze estremamente invalidanti e includono la condizione chiamata neurolue. Circa l’8% dei pazienti non trattati può sviluppare queste gravi manifestazioni neurologiche e psichiatriche. È fondamentale comprendere che la sifilide può avere implicazioni gravi per la salute se non trattata correttamente».

Prevenzione e diagnosi precoce

Come per le altre malattie sessualmente trasmissibili, anche per la sifilide la prevenzione gioca un ruolo fondamentale. In particolare, l’uso del preservativo rimane uno dei metodi più efficaci per prevenire la trasmissione della malattia. Utilizzando correttamente il preservativo durante ogni rapporto sessuale, si può ridurre significativamente il rischio di contrarre e diffondere la sifilide.

«In ogni caso è fondamentale – aggiunge Leva – eseguire regolarmente screening completi per patologie a trasmissione sessuale quando si hanno rapporti occasionali con partner diversi, includendo sempre anche la sifilide poiché la sua modalità di trasmissione multi-modale ne permette la trasmissione anche con i rapporti orali, spesso non protetti».

I test

La sifilide viene principalmente diagnosticata attraverso analisi del sangue. I test diagnostici comunemente utilizzati seguono una sequenza chiamata “test non treponemici – test treponemici” al fine di ridurre i falsi positivi che possono verificarsi con i test non treponemici, causati da infezioni virali o altre condizioni.

L’utilizzo combinato di test non treponemici e test treponemici aiuta i medici a confermare la presenza di sifilide e a distinguere tra le diverse fasi della malattia. «È importante consultare un medico o un professionista sanitario per sottoporsi a test appropriati e ottenere una diagnosi accurata, che consenta di avviare un trattamento tempestivo e adeguato» raccomanda Leva.

La terapia

Dal punto di vista del trattamento, la terapia più comune per la sifilide consiste in iniezioni di penicillina. Tuttavia, nei casidi allergia alla penicillina, può essere utilizzata la claritromicina come alternativa. Il dosaggio e la durata del trattamento dipendono dallo stadio e dalla gravità della malattia. «La prognosi per la sifilide è generalmente buona se il trattamento viene somministrato durante le fasi primaria o secondaria – spiega Leva – prima che si verifichino danni nella fase terziaria della malattia».

Grazie agli avanzamenti nelle tecniche diagnostiche degli ultimi anni, è ora possibile sequenziare il genoma completo del patogeno a partire da campioni prelevati direttamente dai pazienti. Comprendere le differenze genetiche tra i diversi ceppi di batteri circolanti è fondamentale per lo sviluppo potenziale di un vaccino efficace contro la sifilide. Gli studi futuri e gli sforzi di ricerca mirati potrebbero contribuire a progressi nella creazione di un vaccino preventivo contro questa malattia».









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