giovedì 30 novembre 2023

Violenza sulle donne: i numeri in Italia e i segnali cui prestare attenzione


La violenza sulle donne continua inesorabile la sua escalation. 
Ad oggi, le vittime di femminicidio dall’inizio del 2023 sono ben 107. 
Ma a questo da
to, già di per sé spaventoso, se ne aggiunge un altro, quello delle donne che subiscono violenza ogni giorno all’interno delle mura domestiche o, comunque, da parte di un uomo che avrebbe dovuto amarle ma si rivelato nel peggiore dei carnefici. 
In questo contesto, quindi, la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre, assume un significato ancor più forte.

Violenza sulle donne in Italia e nel mondo

Secondo l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, la violenza contro le donne è uno dei principali problemi di salute pubblica. Nel mondo, infatti, 1 donna su 3 ha subìto violenza sessuale o fisica nel corso della propria vita. In Italia le donne che arrivano in pronto soccorso, dopo aver subito una violenza, possono trovare un percorso protetto che garantisce cura, sicurezza e orientamento ai servizi antiviolenza per se stesse e i figli minori. Secondo i dati del Ministero della Salute, circa l’8,6 % delle donne vittime di violenza che si rivolge al pronto soccorso, vi accede più di una volta. Dal 2017 sono in vigore le Linee guida “Percorso per le donne che subiscono violenza”, che forniscono alle aziende sanitarie e ospedaliere strumenti operativi per riconoscere la violenza e identificare tutti i suoi aspetti e protagonisti, supportare la vittima, stimare il rischio per la sua tutela, documentare con precisione la violenza, informare e indirizzare la donna.

Accesso al pronto soccorso in aumento

«Il nostro servizio sanitario mette a disposizione di tutte le donne una rete capillare di servizi sul territorio e il pronto soccorso è il luogo dove è possibile intercettare la vittima di violenza perché è qui che si cerca il primo intervento sanitario.
 Come emerge dai dati del Sistema Emur per il monitoraggio dell’assistenza in emergenza-urgenza nel 2022 in Italia sono stati 14.448 gli accessi di donne in pronto soccorso con indicazione di violenza, con un aumento del 13% rispetto al 2021. 
E’ dunque fondamentale garantire percorsi di assistenza adeguati e una appropriata formazione degli operatori sanitari affinché possano riconoscere, assistere e indirizzare tempestivamente per la presa in carico nei percorsi delle apposite reti territoriali i casi di violenza sulle donne che si presentano al pronto soccorso», spiega il Ministro della Salute, Orazio Schillaci.

La necessità di un cambiamento culturale e sociale

«Il femminicidio è la punta dell’iceberg. Secondo i dati Istat, il 13% delle donne subisce violenza. Ciò significa che 2 uomini su 10 sono violenti. 
Non si tratta quindi di una patologia individuale, è un qualcosa di molto più strutturale, per cui va messo in campo un vero e proprio cambiamento culturale e sociale.
 Uomini e donne vogliono le stesse cose: amare ed essere amati, essere rispettati, ricevere attenzioni. 
Eppure sembrerebbe che agli uomini sia stato consegnato un libretto delle istruzioni a rovescio. 
Si insegna loro, fin da piccoli, a non sentire emozioni, se non la rabbia, ad occuparsi degli altri e proteggerli, ad avere successo, a non essere deboli o fragili.
 Questi insegnamenti creano danni enormi nelle relazioni», sottolinea la Dottoressa Alessandra Pauncz, psicologa e psicoterapeuta e Presidente CAM, Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti.

I campanelli d’allarme

Quali sono i segnali cui una ragazza, una donna o la sua famiglia dovrebbero prestare attenzione prima che sia troppo tardi? «In primis a qualsiasi tipo di sofferenza. 
I comportamenti a rischio che un ragazzo o un uomo mettono in atto comportano sempre una privazione, ad esempio della libertà, delle reti sociali. E le cose che limitano creano una sofferenza.
 Quindi, se l’uomo fa cose che fanno stare male, occorre capire cosa sta succedendo. Altro allert è la colpevolizzazione: lui fa cose che fanno stare male la donna e le dice: “È colpa tua”. Altro segnale è il controllo.
 Specie tra i ragazzi c’è l’usanza di scambiarsi la password per controllarsi i social a vicenda. 
Ma è una pratica assolutamente sbagliata: è importante mantenere degli spazi di autonomia propria e riconoscere gli spazi dell’altro. 
Attenzione anche alla gelosia ossessiva che condiziona e che sfocia nel “non devi fare questa o quella cosa”», mette in guardia la Dottoressa Pauncz.

Ultimo appuntamento sì o no?

«Si parla sempre dell’ultimo appuntamento e ci si raccomanda di non andarci mai.
 Ma generalizzare sembra disumano. 
Tutte le relazioni, o quasi, si chiudono con un momento di confronto, che è strutturale alla fine del rapporto.
 Quindi non andare mai a rincontrare una persona con cui si ha avuta una relazione è un po’ assurdo.
 Certo, all’ultimo appuntamento non si deve andare se si ha paura o se ci si sente a disagio. 
O per lo meno mai andarci da sole, magari farsi accompagnare da un’amica e incontrarsi in un luogo pubblico in modo da essere al sicuro», conclude l’esperta.

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